anni fa, quando ero in dottorato, mi trovavo non di rado a meditar su questioni controverse, distanti anni luce dalla notoria leggerezza under 30: il dramma intollerabile e anacronistico della povertà nel mondo o quello mai risolto delle profonde iniquità socio-economiche di genere, razza, colore della pelle, orientamento religioso, etc. tra genti diverse di differenti aree del pianeta.
Sia chiaro, non mi ero dato all’improvviso alle “facili” speculazioni, non ero impazzito, come non andavo maturando in assoluto propositi di missionariato; quello, era semplicemente il mio argomento di ricerca: incrociavo dati, vagliavo report e, non fa mai male, lasciavo correre l’immaginazione per spingermi oltre, senza per questo voler in alcun modo sminuire la portata delle questioni.
Ma quello è il passato, ora mi occupo d’altro, spezie esattamente, eppure con lo stesso zelo di allora e immutata fantasia scopro un binomio promettente “spezie-povertà” che va guadagnandosi il credito della comunità scientifica tanto quanto l’attenzione di tutti quei soggetti coinvolti, a vario titolo, in progetti sul campo. Le prime, per diverse ragioni, sono ormai e sempre più sulla bocca di tutti, l’altra, non solo esiste, ma torna per questo di estrema attualità.
Sia chiaro, non mi ero dato all’improvviso alle “facili” speculazioni, non ero impazzito, come non andavo maturando in assoluto propositi di missionariato; quello, era semplicemente il mio argomento di ricerca: incrociavo dati, vagliavo report e, non fa mai male, lasciavo correre l’immaginazione per spingermi oltre, senza per questo voler in alcun modo sminuire la portata delle questioni.
Ma quello è il passato, ora mi occupo d’altro, spezie esattamente, eppure con lo stesso zelo di allora e immutata fantasia scopro un binomio promettente “spezie-povertà” che va guadagnandosi il credito della comunità scientifica tanto quanto l’attenzione di tutti quei soggetti coinvolti, a vario titolo, in progetti sul campo. Le prime, per diverse ragioni, sono ormai e sempre più sulla bocca di tutti, l’altra, non solo esiste, ma torna per questo di estrema attualità.