Curcuma vs cancro: Quale verità?

Sempre più spesso leggiamo titoli ingombranti che proclamano la curcuma “salvavita nella lotta ai tumori”, ma cosa c’è di vero al di là dell’esigenza dello scoop giornalistico?
Questa polvere dorata ha in effetti dimostrato di avere enormi potenzialità in campo terapeutico, ma siamo purtroppo ancora lontani dal poterla definire “spezia anti-cancro”.
 
 
Dagli studi effettuati in laboratorio su cellule e modelli animali la curcumina, il principio attivo più rappresentativo che troviamo all’interno del rizoma della Curcuma Longa, si è mostrata in grado di agire a vari livelli della carcinogenesi: a partire da un’attività preventiva fino a stimolare l’apoptosi ed inibire l’angiogenesi, meccanismi che impediscono la trasformazione di una cellula sana in cellula malata, portano alla distruzione delle cellule ormai danneggiate, bloccano la crescita e la diffusione del tumore, con il risultato finale di una riduzione del volume della massa tumorale esistente (Chih-Li L. et al., 2008; Bansal Shyam S. et al., 2014).

E sull’uomo?
Qui, dobbiamo necessariamente frenare l’entusiasmo perché, ad oggi, gli studi disponibili non hanno prodotto infatti i risultati sperati. I primi trials clinici ci dicono che la somministrazione di curcuma/curcumina, in aggiunta ai farmaci chemioterapici, produce in alcuni casi un rallentamento nella progressione della malattia (Kanai M et al., 2013; Epelbaum R et al., 2010; Bayet-Robert et al., 2010), una maggiore tollerabilità al trattamento farmacologico con riduzione degli effetti collaterali della terapia chemioterapica (Ryan JL et al., 2013) e una riduzione degli indici infiammatori (Kim SG et al., 2011), ma in nessun caso si è registrata una regressione del tumore.

Non ci sono dubbi che la curcuma possieda però un’elevata capacità antinfiammatoria ed antiossidante, utile per molte patologie (Tizabi Y et al., 2014) e, rimanendo in campo oncologico, essenziale per la prevenzione della malattia e di supporto alle terapie convenzionali… aspetti comunque di non secondaria importanza.

Ma perché non si ottengono gli stessi effetti riscontrati in laboratorio?
Il limite della curcumina è la sua bassa biodisponibilità (Vareed SK et al., 2008; Anad P et al., 2007). Ciò significa che della quantità che ingeriamo solo una piccola percentuale arriva intatta e velocemente nel sangue, per poi raggiungere le cellule in ogni parte del corpo e svolgere la sua funzione terapeutica. E’ importante quindi che la ricerca si concentri su come poter risolvere questo problema, progettando ad esempio dei dispositivi impiantabili che rilascino la curcumina direttamente nel sito di interesse (Sun D et al., 2010; Gou Q et al., 2014).

Che dire… non ci resta che attendere e sperare!!!!
 

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