Spezie “per caso”: taccuini di viaggio aromatici #3



La Vaniglia (Vanilla planifolia, appartenente alla famiglia delle Orchidee) è spezia nativa del Messico.
Già i Maya, civiltà sapiente e di ingegno straordinario, se ne servivano per le sue proprietà terapeutiche e come fragranza da adoperare per fini cosmetici e nei rituali religiosi.
Solo gli Aztechi più tardi, che la chiamavano tlilxochitl, ne scoprirono il suo utilizzo per fini alimentari, in particolare per profumare la cioccolata.
Gli europei, invece, la incontreranno solo nei primi del 1500 quando il condottiero spagnolo Cortes e i suoi contemporanei metteranno le basi per quel lento ma inesorabile processo di colonizzazione delle aree mesoamericane.
Endemica delle foreste tropicali umide della costa messicana orientale, fino alla metà del 1800 i Totonachi (antica popolazione Amerinda) della regione di Veracruz ne conservarono in assoluto il monopolio produttivo: eh già, perché la vaniglia cresceva solo da quelle parti, unico angolo di mondo dove può vivere un insetto, l’ape Melipona, in grado di impollinare la pianta in modo naturale.
Intorno al 1840, i francesi, estasiati dall’aroma della spezia, decisero di introdurla sull’isola Bourbon (da qui il nome della varietà più nota e pregiata), oggi Reunion, ed ecco la svolta: uno schiavo dodicenne, tale Edmond Albius, mise a punto, un po’ casualmente, un rivoluzionario metodo di fecondazione manuale, rapido ed economico, che avrebbe cambiato per sempre la storia della vaniglia.
Produzione e consumi iniziarono a crescere da subito ma nel 1880 decolleranno definitivamente quando l’orchidea verrà addomesticata nel vicino Madagascar che ad oggi rimane, specialmente nella regione nord-orientale di Sava, il maggior produttore (ca. 35%) ed esportatatore (ca. 43%) al mondo.
Il Madagascar, 4° isola più grande della terra (la 1° tra quelle africane e tra quelle dell’Oceano Indiano), svela a poco a poco e con una grazia disarmante la sua ricchezza paesaggistica: le spiagge paradisiache, i fondali blu cobalto, il grande Sud incontaminato e pressoché sconosciuto.
Quanta storia delle spezie sta celata tra le vergini baie della Grande Ile!!!
Racconti di mercanti indonesiani e pirati portoghesi, fortune smisurate e declini repentini… un passato che, ancora oggi, dopotutto, riaffiora silenzioso la mattina quando, molto presto, all’orizzonte, si posson scorger vecchi velieri che come allora van per mare…
 

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